Scuola veneta della fine del XVII secolo
Cristo benedicente con i pani e i pesci
Olio su tela, cm. 126×96
Entro cornice in legno ebanizzato
Il dipinto raffigura Cristo benedicente nell’iconografia del Miracolo della moltiplicazione dei pani e dei pesci, episodio evangelico narrato nei Vangeli sinottici (Matteo 14,13–21; Marco 6,30–44; Luca 9,10–17).
Sul tavolo in primo piano sono raffigurati cinque pani e due pesci, elementi simbolici che rimandano direttamente al miracolo eucaristico.
Il gesto benedicente della mano destra e l’aureola luminosa sul capo rafforzano l’identità divina del personaggio, connotato da una compostezza ieratica e uno sguardo assorto.
Il dipinto è riconducibile alla scuola veneta della fine del XVII secolo, per stile e qualità pittorica.
L’opera mostra forti affinità con la produzione religiosa seriale e devozionale dell’area veneta e lombardo-veneta, con echi del tardo manierismo e della pittura controriformata. Il modellato del volto, la resa fluente delle chiome, la luce soffusa e l’uso di panneggi dai colori smaltati (in particolare l’azzurro e il rosso) richiamano modelli diffusi nella cerchia di Antonio Zanchi (1631–1722), anche se con un linguaggio più semplificato, probabilmente opera di un pittore attivo nell’ambito zanchiano o nel contesto di botteghe minori.
L’opera è realizzata con una stesura pittorica fluida e abbastanza densa, tipica della produzione tardo seicentesca veneta.
I panneggi sono costruiti con pieghe larghe e luminose, che creano un contrasto efficace con lo sfondo scuro, secondo la prassi della pittura devozionale post-caravaggesca. Il volto di Cristo è sereno e armonioso, caratterizzato da una dolce espressività, tipica della pittura religiosa intesa a stimolare la pietà del fedele.
L’aureola è resa con tocchi di biacca a secco o lumeggiature, che accentuano l’effetto sacrale della figura.
La tela appare in buono stato generale, con qualche segno di usura e piccole cadute di colore visibili in alto a sinistra.
Non si notano rilievi o crettature gravi.
La superficie è leggermente opacizzata, ma leggibile.
La cornice, probabilmente coeva o poco successiva, conserva la sua patina originale.