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Agostino Tassi, tra genio e sregolatezza

    Se si attuano ricerche circa la vita e le opere di Agostino Tassi molte delle notizie che emergono riguardano soprattutto le vicende che lo vedono protagonista della violenza subita dalla famosissima Artemisia Gentileschi.

    Tuttavia, nonostante le fonti storiche divulghino una vita fatta di eccessi e sregolatezze, fu un pittore tardo manierista di eccezionale bravura: autore di paesaggi e marine, nonché abile quadraturista (pittura murale a prospettive), ebbe modo di collaborare con figure di spicco, tra i quali il Domenichino e il Guercino.

    Nato nel 1580, fu un pittore la cui educazione artistica avvenne presumibilmente a Firenze anche se, a causa di una rissa, venne confinato a Livorno, all’epoca protagonista del cosmopolitismo commerciale dei Medici, che favoriva l’avvento in loco di Greci, Armeni, Russi, Inglesi e di tutti coloro avessero necessità di mercato: è possibile che proprio da quel soggiorno abbia tratto i suoi soggetti, come ad esempio le marine, raffigurazioni inconsuete all’epoca, sino a iniziare poi a sperimentare quella prospettiva sulle facciate che diventerà peculiarità del suo linguaggio artistico.

    Sempre a Livorno ebbe modo di decorare i prospetti di molte case in via Ferdinanda e quella della chiesa di San Giulia: molti di questi affreschi, ora perduti, rappresentavano ambienti marinareschi e meravigliose battaglie navali, abilità che lo rese famoso e fece sì che si specializzasse in questi soggetti, quasi inesistenti nella pittura italiana sino ad allora.

    Agostino Tassi, Battaglia sul Colle Capitolino, Roma, Musei Capitolini

    I suoi paesaggi, misteriosi a primo acchito, rivelano successivamente i suoi minuziosi dettagli, fatti di piccoli personaggi accuratamente descritti, grandi focolari, pescati del giorno e un’immensa natura che sovrasta l’uomo e al tempo stesso lo accoglie a sé: la vicinanza ad artisti fiamminghi quali Paul Bril e Adam Elsheimer deve aver giocato un ruolo significativo nello sviluppo artistico dell’artista.

    Ulteriore esempio degno di nota per quanto concerne l’arte paesaggistica del Tassi è che questi fu maestro del pittore francese Claude Lorrain, nel cui taccuino sono stati rinvenuti alcuni disegni del maestro raffiguranti minuscoli personaggi sempre entro cantieri navali e sempre suo, per attribuzione di Federico Zeri, pare essere la bellissima opera di Didone che fonda Cartagine, ora entro ubicazione sconosciuta.

    Nel 1610 giunse a Roma, dove divenne noto come quadraturista e tra le sue opere si annoverano molte decorazioni di diversi palazzi e ville romane, come il Casino Ludovisi, Palazzo Pamphili e Palazzo Rospigliosi. 

    Sarà proprio a Roma che le notizie circa la sua vita si faranno più chiare e veritiere: è facile, infatti, seguirne le vicende poiché implicato in numerosi processi, il più famoso dei quali è proprio quello di stupro ai danni di Artemisia Gentileschi.

    L’episodio è molto noto, non solo perché generò un forte scandalo nella Roma dell’epoca ma anche perché ampiamente documentato: nel 1611, al servizio del Papa V Borghese, dipinse il soffitto della vecchia sala regia nel Palazzo del Quirinale insieme a Orazio Gentileschi, la cui collaborazione, tuttavia, si interruppe bruscamente nel 1612, quando Orazio accusò il Tassi di aver violentato la figlia Artemisia, affidatagli per imparare da lui la prospettiva. 

    Fino ad allora il Tassi era stato condannato per accuse minori: qualche rissa e atti di libertinaggio, processi dai quali era sempre uscito indenne.

    Sottoposta a numerose torture fisiche e morali per provare la sua innocenza, tra cui quella della Sibilla – consistente nello spezzare le dita con delle cordicelle, pena terribile per una pittrice -, Artemisia non cedette e alla fine il processo si concluse con la condanna al Tassi, già condannato in precedenza per incesto dopo aver sposato la sorella della moglie, sua cognata.

    Celebre è tuttora la Giuditta della Gentileschi: sembra, infatti, che il volto di Oloferne morente, decapitato da Giuditta, abbia proprio i tratti del Tassi.

    Artemisia Gentileschi, Giuditta decapita Oloferne

    Nel 1612 troviamo il pittore agli arresti domiciliari nella dimora di Carlo Saraceni e la vicinanza con il pittore veneziano si può notare nelle figure del su tavola della Galerie Canesso a Parigi (Chiamata di Simon Pietro, 1613, olio su tavola).

    Esiliato a Bagnaia, dal 1613 al 1615 lo rintracciamo a dirigere la decorazione di uno dei casini di Villa Lante, un fregio con paesaggi e composizioni marinaresche, con edifici visti di scorcio e collocati sulle rive del mare davanti ad alberi frondosi.

    Più che per i suoi dipinti, come abbiamo avuto modo di constatare, il Tassi godeva di grande fama per le sue decorazioni ad affresco e fino al 1625 fu impegnato nella realizzazione di sfarzose architetture illusionistiche come quelle della sala dipinta a colonnati a Monte Giordano per il Cardinal Maurizio di Savoia, delle quali purtroppo non resta traccia.

    Dopo tale data, sembra che il pittore non abbia più eseguito decorazioni illusionistiche forse perché affetto da gotta, malattia che gli avrebbe reso difficile eseguire lavori di tale entità ma pare che si sia dedicato comunque alla realizzazione di soffitti e fregi in collaborazione con indoratori come Girolamo Nanni nella Villa Aldobrandini a Magnanapoli e Fausto Tucci nella Vigna Mellini a Monte Mario.

    A Villa Aldobrandini sono sopravvissuti sfarzosi cassettoni riccamente decorati e indorati ma sfortunatamente nessun affresco.

    A parte dipinti di tempeste marine, fino ai tardi anni Venti le sue opere mostrano sereni paesaggi ma con il passare degli anni il pittore si dedicò a scene più cupe, quasi come se la sua vita, violenta e passionale, si rivelasse nelle sue vedute.

    Dagli anni Trenta le figure sono turbolente, i paesaggi cupi narrano vicende tragiche; nuove tele di questa fase continuano a comparire nel mercato antiquario, soprattutto in Francia: a Tolosa, ad esempio, il Musée des Augustins ha acquistato un grande Incendio di Troia, datato 1637.

    Agostino Tassi, L’incendio di Troia, Musée des Aaugustins

    Pittore colmo di contraddizioni e personaggio controverso, non sempre è facile seguirne le tracce e donare un ordine cronologico alle sue opere: molto spesso la sua fama ha oscurato la bellezza delle sue opere ma sicuramente è una figura unica e rivoluzionaria nel panorama artistico tardo manierista.