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Denys Calvaert (bottega), Santa Caterina d’Alessandria – XVII Secolo

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    Denys Calvaert
    Fine XVI – inizi XVII secolo

    Santa Caterina d’Alessandria

    Olio su tavola, cm. 41×30

    Entro cornice in legno ebanizzato

    Al retro reca antico cartiglio con iscrizione

    La tavola raffigura Santa Caterina d’Alessandria, rappresentata in posa frontale, avvolta in sontuose vesti dai toni caldi, con manto scuro e corona regale, simbolo della sua nobiltà.

    Ai piedi della santa si distinguono gli strumenti del martirio: la ruota dentata spezzata e la spada, mentre un angelo in alto a sinistra le porge la palma e la corona del martirio.

    L’impostazione verticale, la classicità delle architetture sullo sfondo e il drappeggio sontuoso rimandano alla bottega bolognese di Denys Calvaert, pittore fiammingo attivo in Italia e maestro di importanti protagonisti del Seicento emiliano.

    In particolare, la figura femminile idealizzata e l’accurata resa dei panneggi sono tipici del suo stile, così come l’uso della luce dorata che avvolge i personaggi, accentuandone la sacralità.

    Il dipinto mostra una mano raffinata, aderente ai modelli calvaertiani ma meno ardita nei passaggi chiaroscurali, segno di un autore attivo nella cerchia del maestro e probabilmente formatosi nella sua bottega.

    La cura nei dettagli e l’equilibrio compositivo rimandano alla cultura figurativa della Bologna tardo-manierista, in equilibrio tra eleganza disegnativa e suggestioni cromatiche nordiche.

    Denys Calvaert (Anversa, 1540 – Bologna, 1619) si formò nella nativa Fiandra prima di trasferirsi giovanissimo a Bologna, dove studiò presso Prospero Fontana.

    Dopo un soggiorno a Roma, influenzato da Raffaello e dal classicismo romano, fondò una propria bottega a Bologna, che divenne uno dei più attivi centri di formazione della città.

    Tra i suoi allievi figurano Guido Reni, Francesco Albani e il Domenichino, che proprio da Calvaert appresero il rigore del disegno e l’uso calibrato della luce.

    Calvaert fu celebre per le sue pale d’altare e per i dipinti devozionali, nei quali seppe coniugare eleganza formale e gusto fiammingo per il dettaglio.

    L’opera presenta interessanti confronti puntuali con il Matrimonio Mistico di Santa Caterina ai Musei Capitolini di Roma dove spiccano evidenti analogie nella scelta e nell’uso della tavolozza cromatica.

    Ancora, con la Madonna con Bambino in gloria, santa Caterina d’Alessandria, santa Lucia e il beato Raniero Fasani presente in Fototeca Zeri dove spicca evidente la medesima impostazione della figura della Santa.