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Jacob Ferdinand Voet (att.), Ritratto di Gentiluomo

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    Jacob Ferdinand Voet (att.)
    Anversa, 1639 – Parigi, 1689

    Ritratto di gentiluomo
    olio su tela, cm. 57×48
    Iscrizione in alto a destra: “AE. 21. 1666

    Jacob Ferdinand Voet è stato un dei massimi specialisti della ritrattistica dell’età di Luigi XIV, una vera e propria celebrità tanto da diventare uno degli artisti più richiesti e famosi già in vita in virtù della grande quantità di commissioni ottenute da parte della grande aristocrazia, specialmente italiana, a partire dagli anni Sessanta del Seicento e per quasi tre decenni.

    A lui si devono i ritratti ufficiali di figure di spicco della nobiltà italiana ed europea tra cui Cristina di Svezia, i principi Chigi e Colonna, i membri della famiglia Altieri, Odescalchi, Rospigliosio ed altri nome della nobiltà lombarda e sabauda, oltre a cardinali, ambasciatori…
    Fu attivo in molte città: Roma tra il 1663 ed il 1679, Milano nel 1680, Firenze nel 1681, Torino tra il 1682 ed il 1684 da cui poi fece ritorno ad Anversa e poi a Parigi dove eseguì ritratti alla corte di Luigi XIV e dove, infine, si spense.La sua specializzazione fu nei ritratti a mezzo busto in cui tutta l’attenzione è concentrata sul soggetto che emerge da uno sfondo scuro e neutro. I personaggi ritratti hanno solitamente un’espressione riflessiva, con gli occhi a fungere da elemento di interesse principale per l’osservatore. Attento ai dettagli, dagli abiti alla capigliatura, riuscendo sempre ad eseguire ogni opera con una pennellata fluida e priva di incertezze.

    Il dipinto in oggetto raffigura un giovane dell’aristocrazia. Un giovane di 21 anni già compiuti nell’anno 1666, così come indicato dall’iscrizione apposta al margine superiore destro della tela “AE 21 1666”.  I lunghi capelli castani, che ricadono qua e là sulla fronte a conferire ancora maggiore naturalezza all’opera, incorniciano un volto dai tratti spiccati: i grandi occhi – che sembrano guardare l’osservatore, la bocca carnosa e, su tutto, l’importante naso. L’abito scuro è impreziosito da i nastri rossi e da un fazzoletto di pizzo legato al collo, anche questo bloccato per mezzo di un terzo nastro rosso.

    L’opera si colloca all’interno del periodo romano del pittore ed è quindi gioco-forza presupporre che l’effigiato sia un membro di spicco della nobiltà della città capitolina. Si vedano a confronto il Ritratto del Marchese Francesco Orsini de’ Cavalieri in collezione Sgarbi Cavallini (con il quale, inoltre, condivide anche lo sfondo scuro a determinare un’ovale) oppure il Ritratto maschile, olio su tela cm. 73×59, proposto sul mercato antiquario nel 2016.