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Il Vetro di Murano: la tecnica della filigrana. Mezza filigrana, reticello e zanfirico.

    Una delle tecniche decorative più eleganti messe a punto dai maestri vetrai muranesi è quella del “vetro a filigrana” o più semplicemente della “filigrana”.

    Dalla più semplice tecnica della “mezza filigrana” sono nate successivamente le tecniche della “filigrana a reticello” o “doppia filigrana” e della “filigrana a retortoli” o “zanfirico”, più elaborate e complesse.

    Ideate a Murano nel XVI secolo, vennero poi esportata dai veneziani in tutta Europa e furono particolarmente apprezzate nell’Ottocento.

    Queste tecniche vengono realizzate utilizzando canne di vetro trasparente (cristallo) contenenti all’interno fili rettilinei o intrecciati tra loro di colore bianco (lattimo) o di vetro colorato, creando l’effetto di un delicato merletto all’interno della parete vitrea.

    Essenziale diventa, quindi, la preparazione delle bacchette o canne di vetro.

    Per realizzare le bacchette a un solo “vermo” dritto, contenenti cioè un solo filo centrale, il “servente” preleva dal crogiolo contenente il vetro lattimo o colorato un’opportua quantità di materiale e gli conferisce una forma cilindrica “marmorizzandola” (viene cioè fatto rotolare su un piano di bronzo, detto “bronzin”).

    Il cilindro di vetro viene poi immerso nel crogiolo contenente il vetro trasparente e poi nuovamente “marmorizzato” sul “bronzin”.

    A questo punto il maestro vetraio attacca all’altra estremità del “bolo” di vetro un’altra canna e tende i due strumenti ai cosiddetti “tiracanna”.

    Questi, disposti uno di fronte all’altro, si allontanano lentamente “tirando” il vetro e dispongono sul pavimento la canna vitrea appena realizzata.

    Le canne di vetro, una volta raffreddate e tagliate in bacchette di uguali dimensioni potranno essere utilizzate per le lavorazioni desiderate.

    Qui sotto sono riportate alcune fasi della lavorazione.

    La mezza filigrana

    Inventata a Murano tra il secondo e il terzo decennio del XVI secolo, è la più semplice tra le lavorazioni in “filigrana”.

    Per eseguire questa lavorazione vengono disposte delle canne in vetro di uguale misura contenenti un solo filo centrale di lattimo o di vetro colorato su una piastra metallica e riscaldate fino a raggiungere la temperatura di fusione.

    Questo fa si che le canne si fondano tra loro, creando un’unica piastra solida su cui viene fatto rotolare sopra un “bolo” di vetro trasparente, che viene successivamente “marmorizzato” e soffiato dal maestro, dandogli una forma cilindrica, fino a far aderire completamente tra loro tutte le canne.

    La massa vitrea cilindrica viene quindi scaldata e “marmorizzata” nuovamente ed inizia ad essere modellata dal maestro vetraio.

    Il manufatto viene quindi strozzato ad un’estremità utilizzando le “tagianti” tonde e viene ulteriormente soffiato e modellato dandogli la forma desiderata.

    Da questo potranno essere realizzati vasi, bicchieri, caraffe, piatti e altri oggetti tutti perfettamente lisci e leggeri costituiti da una raffinata decorazione.

    Ecco qui sotto riportate alcune fasi della lavorazione.

    La filigrana a reticello o doppia filigrana

    Una variante del vetro a filigrana è la cosidetta filigrana “a reticello” o “doppia filigrana”, una delle tecniche a caldo di più difficili da eseguire, ideata a Murano intorno alla metà del XVI secolo.

    Il vetro “a reticello” si realizza utilizzando due soffiati cilindrici a “mezza filigrana”, ovvero ricoperti da canne ciascuna contenente un filo di lattimo o vetro colorato.

    Un primo cilindro detto “maschio” viene fissato alla canna da soffio.

    Questo dopo essere sottoposto ad una leggera torsione viene soffiato all’interno di un altro cilindro (la “femena”) di diametro leggermente superiore, staccato dalla canna e aperto sulla parte superiore, con i fili “a mezza filigrana” disposti in senso inverso.

    Il “maschio” viene quindi nuovamente soffiato, al fine di far aderire completamente le pareti dei due cilindri di vetro e realizzare un unico cilindro nel quale per effetto della sovrapposizione delle “canne a fili” dei due cilindri disposti in senso opposto, si avrà una sorta di merletto a rete, che in ogni maglia contiene imprigionata una bollicina d’aria.

    Le bollicine, disposte in modo uniforme e di ugual dimensione, sono parte integrante e caratteristica della prestigiosa filigrana “a reticello”.

    Il vetro ottenuto potrà quindi essere lavorato per realizzare l’oggetto desiderato.

    La filigrana a retortoli o zanfirico

    Un’altra varietà del vetro a filigrana è costituita dalla filigrana “a retortoli”, una delle più apprezzate tecniche decorative ideate a Murano.

    Questa decorazione è conosciuta anche con il nome di “zanfirico” dal nome di Antonio Sanquirico, un antiquario che verso la prima metà del XIX secolo commissionò una notevole quantità di oggetti realizzati con questa tecnica.

    Lo zanfirico fu brevettato nel 1527 per la durata di dieci anni da Filippo e Bernardo Catani e presto divenne patrimonio comune tra le vetrerie muranesi.

    Successivamente venne esportata anche all’estero nelle vetrerie alla ‘façon de Venise’.

    Nella filigrana “a retortoli”, al posto delle precedenti più semplici canne a “vermo” dritto vengono utilizzate canne di vetro cristallo contenenti all’interno fili intrecciati tra loro di colore bianco (lattimo) o di vetro colorato.

    Per realizzarle il maestro dispone canne lunghe circa 12 cm di lattimo, vetro trasparente o colorato su una piastra di metallica rivestita di argilla refrattaria, secondo una disposizione che dipende dal tipo di motivo che si vuole ottenere, le quali vengono successivamente riscaldate.

    Nel frattempo il maestro preleva una quantità di vetro trasparente e lo “marmorizza” dandogli forma cilindrica e con questo va a raccogliere le canne precedentemente scaldate.

    Dopo essere “marmorizzato” più volte il vetro ottenuto viene nuovamente immerso nel crogiolo di vetro trasparente e si procede nuovamente alla sua lavorazione dandogli la solita forma cilindrica.

    A questo punto i “tiracanna” sostenendo le due estremità del manufatto con due canne, si allontanano in direzioni opposte assogettando le due canne ad una rapida torsione.

    Si ottengono così delle bacchette in vetro “a retortoli” contenenti all’interno fili di colore diverso intrecciati a spirale, che vengono lasciate raffreddare e poi tagliate in bacchette di circa 20 cm.

    Le canne ottenute vengono quindi disposte a seconda del motivo che si vuole realizzare sulla solita piastra metallica e scaldate all’interno del forno per farle saldare tra loro.

    A questo punto il maestro, con la solita tecnica descritta precedentemente, raccoglie con un “bolo” di vetro di forma cilindrica le canne e dopo averlo “marmorizzato” lo sottopone alla soffiatura ed alla lavorazione desiderata.

    Una variante moderna della filigrana a retortoli è rappresentata dal “Merletto” ideato da Archimede Seguso verso la metà del XX secolo.

    Merletto che possiamo apprezzare nel vaso in vendita nella nostra Galleria realizzato proprio dall’illustre Archimede Seguso.

    Per avere maggiori informazioni o acquistarlo potete visitare la pagina dell’oggetto nella nostra Galleria: