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Vetreria Venini: la storia di un’icona del vetro artistico di Murano

    Venini vuol dire, per tutti, vetro.

    Un nome che evoca l’arte e l’eleganza del vetro veneziano e si distingue come un’istituzione con oltre un secolo di storia.

    La combinazione tra la tradizione artigianale e il design moderno ha reso le opere di Venini riconoscibili in tutto il mondo.

    Venini ha compiuto un secolo nel 2021, ma la sua rilevanza e attualità sono straordinarie.

    Come l’azienda riesce a coniugare un importante patrimonio storico con una proiezione verso il futuro?

    Esaminiamo il DNA di Venini e la sua capacità di innovare le formule del colore e le forme, distinguendosi dalle tradizionali fornaci muranesi.

    Questo articolo ripercorrerà la storia di successo della Vetreria Venini, esaminando le sue collaborazioni con rinomati designer e le innovazioni tecnologiche che hanno contribuito al suo status di leader nel settore.

    La fondazione della Vetreria Venini

    La storia della Vetreria Venini inizia il 2 ottobre 1921, quando l’avvocato milanese Paolo Venini e l’antiquario veneziano Giacomo Cappellin fondano la “Vetri Soffiati Cappellin Venini & C.”.

    Un progetto ambizioso che ha cambiato il panorama artistico e produttivo del vetro, portando a una collaborazione fruttuosa con l’artista veneziano Vittorio Zecchin, che ne diventa il direttore artistico.

    Il direttore artistico, insieme a Cappellin e Venini, ha plasmato l’identità stilistica che ancora oggi contraddistingue l’azienda, caratterizzata da un cambio degli schemi tradizionali, un’apertura verso le avanguardie artistiche e una padronanza delle tecniche di lavorazione.

    La modernità di Venini si distingue fin dagli inizi per l’innovazione nelle formule del colore e nelle forme, sfidando le tradizioni delle fornaci muranesi.

    Paolo Venini

    Uno degli elementi distintivi di Venini è la sua capacità di collaborare con artisti e designer di fama internazionale.

    Attraverso il tempo, più di 200 creativi, alcuni celebri e altri autori di progetti più intimi, hanno contribuito al vasto repertorio di Venini, ma tutti con coerenza di prodotto data dalla direzione artistica.

    Paolo Venini, fin dai primi anni, ha introdotto l’innovativo concetto di art director, un regista creativo che ha orchestrato negli anni l’ensemble artistico della fornace muranese.

    Questa figura è stata fondamentale per dare coerenza alla produzione di Venini, fungendo da direttore d’orchestra in un mondo dove la creatività si fonde con la maestria artigianale.

    I primi passi della vetreria

    Il 2 ottobre 1921 segna l’inizio di un percorso straordinario: Zecchin crea il celebre vaso Veronese, simbolo dell’azienda.

    Nel 1922, aprono i negozi a Venezia e Parigi, portando le prime opere di Zecchin al Salon d’Automne e alla XIII Biennale di Venezia.

    Nel 1923, Venini riceve la Grande Medaglia d’Oro all’Esposizione Internazionale delle Arti Decorative di Monza, segnando una svolta rivoluzionaria per il mondo del vetro.

    Il 1926 vede Venini alla XV Biennale d’Arte di Venezia, presentando una grande fontana in vetro e un lampadario di Napoleone Martinuzzi.

    Il 1927 è segnato dalla III Biennale delle Arti Decorative di Monza e dalla mostra personale di Paolo Venini al Museé des Arts Décoratifs di Ginevra.

    Nel 1928 Martinuzzi introduce una straordinaria novità nel mondo della Fornace: il “pulegoso”, vetro caratterizzato dall’inclusione di migliaia di bolle d’aria, e crea opere monumentali come la fontana per la Quadriennale di Roma e la statua di Josephine Baker.

    Pulegoso – Napoleoni Martinuzzi

    La collaborazione con l’architetto Angiolo Mazzoni vede la luce nei palazzi delle Poste di Bergamo e in varie sedi postali in tutta Italia, lasciando un segno indelebile anche nelle stazioni ferroviarie di città come Reggio Emilia, Ferrara, Siena e Trento.

    Espansione e Riconoscimenti

    Il 1932 segna una svolta data dalla fine della collaborazione con Martinuzzi e l’inizio di una nuova era con Tommaso Buzzi e Carlo Scarpa, dando vita ai primi vasi Sommersi, esposti con successo alla Biennale d’Arte di Venezia.

    La firma di Venini si estende a progetti come il negozio Croff a Milano, l’American Bar a Venezia e il Palazzo Reale di Bolzano.

    Successivamente Venini si distingue alla XX Biennale D’Arte di Venezia e alla VI Triennale di Milano, ottenendo il Gran Premio con i nuovi vetri Diamante.

    Nel 1940, con la Biennale di Venezia e la Triennale di Milano, Venini rivoluziona la produzione introducendole nuove tecniche dei battuti, dei tessuti, dei granulari e delle nuove murrine. 

    Durante la guerra, nonostante una riduzione dell’attività, la Fornace Venini continua a brillare con esposizioni e progetti d’illuminazione, come quelli per l’Hotel Excelsior e la Banca d’Italia a Roma.

    Il 1946 segna l’inizio della collaborazione con Gio Ponti, un periodo in cui Ponti progetta le bottiglie Crinoline e Morandiane.

    Crinoline – Gio Ponti

    Nel 1949, Fulvio Bianconi e Paolo Venini creano gruppi di vasi in Zanfirico, e nasce l’iconico Fazzoletto, una rappresentazione in vetro di una gonna increspata dal vento.

    Fazzoletto – Venini

    Negli anni ’50, la fama di Venini cresce, attirando designer e architetti d’avanguardia come Eugene Barman, Ken Scott, Banfi, Belgiojoso, Peressuti, Licata, Fornasetti, Tissot e Rogers.

    La produzione di grandi installazioni luminose si espande in molte città italiane e all’estero.

    Il 1959 è segnato dall’uscita di scena di Paolo Venini, ma Ludovico Diaz de Santillana assume il timone, guidando l’azienda verso nuove scelte produttive e importanti progetti d’illuminazione d’architettura.

    Nel 1960, alla Biennale di Venezia, Venini presenta la serie dei Battuti di Tobia Scarpa e due vetrate a strisce di murrine a colori.

    Inoltre, si utilizzano per la prima volta i componibili a goccia per l’illuminazione.

    Gli anni ’60 si contraddistinguono dalla realizzazione, in collaborazione con Carlo Scarpa, di una grande istallazione luminosa a poliedri componibili in forma di caduta libera, che diventerà il simbolo dell’arte vetraria italiana e da opere come Tronchi, Ninfee, Scolpiti, Bastoni di Toni Zuccheri e le prime collezioni di Tapio Wirkkala.

    Poliedri – Carlo Scarpa

    Nel 1972 un terribile incendio distrugge gli uffici della Venini nel mese di ottobre mandando in cenere la maggior parte di campioni e prototipi. 

    Negli anni successivi, Venini continua a lasciare il suo segno nell’illuminazione e nel design con realizzazioni per il Mandarin Hotel di Singapore, la Swiss Credit Bank, il Wall Street Branch e il World Trade Centre a New York, lo Schloss Theater di Fulda in Germania e il celebre Moulin Rouge a Parigi.

    Negli anni ’80, Venini vive un cambiamento significativo con l’acquisizione da parte delle famiglie Gardini e Ferruzzi.

    Durante questo periodo, oltre alla creazione di nuove opere, l’azienda inizia a proporre riedizioni di opere di grande successo, alcune delle quali numerate.

    Il prestigio di Venini si estende a palazzi e sedi di rilevanza mondiale, con la sua arte vetraria che illumina luoghi di grande importanza.

    Nel 1988, Venini intraprende progetti con artisti e designer internazionali tra cui Alessandro Mendini e vengono realizzati importanti lavori di ristrutturazione nella sede dell’azienda a Murano.

    Il decennio successivo, vede come nuovi protagonisti artisti, architetti e designer.

    Figure di spicco come Ettore Sottsass, Emanuel Babled, Gae Aulenti, Paolo Deganello, Vico Magistretti, Mario Bellini, Paolo Portoghesi, Cini Boeri, Bruno Gecchellin, Giorgio Vigna e Marco Zanini lasciano il loro segno indelebile nell’azienda.

    La collaborazione con queste personalità di rilievo contribuisce a consolidare e arricchire ulteriormente il patrimonio artistico di Venini.

    Negli anni ’90 Venini continua a illuminare importanti sedi, tra cui le Banche d’Italia a Roma, Milano e Napoli.

    Nel 1993, dopo anni di assenza, Venini fa un ritorno significativo alla Biennale di Venezia con un’importante scultura in vetro e metallo, “Il Cavallo di Leonardo”, realizzata da Ben Jakober e Yannick Vu.

    Nel 1995 inizia la collaborazione con Gae Aulenti portando alla creazione di progetti come Torto e Ritorto e Geacolor.

    Geacolor – Gae Aulenti

    Nel 1997 anche la moda entra all’interno della fornace: lo stilista Gianni Versace disegna personalmente la collezione per Venini V.V.V. (Vetri Versace Venini).

    Nel gennaio 1998, la Società Venini S.p.A. viene acquisita dal gruppo Royal Scandinavia, noto per i prestigiosi marchi come Royal Copenhagen, Georg Jensen, Orrefors – Kosta Boda e Boda Nova.

    Gli anni 2000 e i giorni nostri

    Gli anni 2000 hanno inizio con un cambio societario e l’acquisizione da parte di Italian Luxury Industries, gruppo italiano degli imprenditori Giancarlo e Gabriella Chimento e Giuliano e Guglielmo Tabacchi.

    La nuova proprietà abbraccia l’ideale testimone dell’identità aziendale, basato su progettualità, innovazione, sperimentazione e ricerca.

    Negli anni successivi, la produzione di Venini si arricchisce con la collaborazione di nuovi designer, tra cui i fratelli Fernando e Humberto Campana.

    Questi ultimi realizzano una notevole installazione di campane di vetro esposta alla Galleria Moss di New York.

    Campane di vetro – Fratelli Campana per Venini

    L’85° anniversario di VENINI coincide con il centenario della nascita di Carlo Scarpa.

    Per celebrare entrambi gli eventi, vengono riproposte in edizione limitata alcune edizioni storiche.

    In questa occasione, Alessandro Mendini contribuisce con una riflessione sul valore e il significato di Venini nel mondo dell’arte, delineando il manifesto dell’azienda.

    L’azienda continua a spingersi oltre nuovi confini dell’innovazione, collaborando con rinomati designer internazionali come Fabio Novembre, Luca Nichetto, Gaetano Pesce, Matteo Thun, Atelier Oï, Studio Job, Emmanuel Babled, Harri Koskinen, Diego Chilò, Ronan e Erwan Bourroulec, insieme a Leonardo Ranucci.

    Tra queste collaborazioni si distingue quella con Tadao Ando, che ha dato vita alla celebre collezione Ando.

    Nel 2011 Venini festeggia il suo 90° anniversario con un progetto espositivo itinerante che tocca varie città del mondo, tra cui Venezia, Milano, Shanghai e New York.

    L’azienda mette a disposizione il suo Archivio Storico per un progetto di mostre annuali organizzato dalla Fondazione Giorgio Cini e dalla Fondazione Pentagram, presso Le stanze del Vetro.

    Esposizione Carlo Scarpa. Venini 1932 — 1947 presso Le stanze del Vetro

    Nel 2016 la famiglia Damiani annuncia l’acquisizione della maggioranza delle azioni di Venini S.p.A.

    In questi anni alcuni pezzi storici come il vaso “Laccati nero e rosso” di Carlo Scarpa e “La sentinella di Venezia” di Thomas Stearns vengno battuti dalle più importanti case d’asta a prezzi record.

    Nel corso del 2021, Venini ha celebrato il suo centenario con il lancio di un’edizione limitata del celebre vaso Veronese.

    La collezione ACQUA, acronimo di Arte, Colore, Qualità, Unicità, e Artigianalità, rappresenta un manifesto di eccellenza.

    Questa collezione celebra l’eredità di Venini introducendo nuovi colori alla mitica palette, come il Rosa Cipria e il Verde Rio.

    La fornace di Venini a Murano è ancora oggi attiva e rappresenta un luogo di grande importanza storica e culturale.

    La presenza di dodici forni che lavorano contemporaneamente dodici colori diversi testimonia l’impegno costante verso la produzione artigianale di alta qualità e la continua ricerca di innovazione.

    Oggi, il marchio Venini continua a mantenere viva l’eredità di Paolo Venini, producendo opere d’arte in vetro che sono apprezzate da collezionisti, esperti di design e amanti dell’arte in tutto il mondo.

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