Acqua e fuoco.
Questi due elementi hanno sempre caratterizzato la storia e la vita di Venezia.
Quando si pensa al fuoco nella città di Venezia non si può non fare riferimento alla lavorazione del vetro.
Nell’anno 982, per la prima volta in un documento veneziano, viene attestata la presenza di un vetraio nella città lagunare.
Questo antico manoscritto è considerato come il certificato di nascita dell’industria del vetro e delle fornaci veneziane.
Alla fine del Medioevo la produzione in città divenne sempre più numerosa, diventando progressivamente una delle industrie più fiorenti della Serenissima.
Ma, in seguito ai diversi incendi occorsi negli anni causati dal fuoco delle fornaci, venne stabilito con l’editto promulgato dal Doge Tiepolo nel 1291, che tutte le fornaci presenti nel centro urbano cittadino di Venezia venissero spostate nell’isola di Murano, per evitare che questi distruggessero la città.
Tutte tranne una, che resiste ancora oggi.
Per capire di cosa stiamo parlando basta camminare per le strette calli del ghetto ebraico veneziano, fino a quando non si incontra un lungo giardino recintato, all’interno del quale è possibile intravedere dei grandi contenitori colorati.
Questi sono i crogioli, recipienti in cui i componenti base e i materiali coloranti vengono fusi per preparare il vetro (scopri nei nostri articoli quali sono le materie prime utilizzate per produrre il vetro e come avviene la fabbricazione del vetro di Murano).
Il luogo che ci troviamo davanti agli occhi è la Fornace Orsoni, l’ultima fornace ancora attiva nel centro storico di Venezia.
Venezia ha molti posti poco conosciuti e straordinariamente belli , ma questo è decisamente uno dei più sorprendenti.
Basta varcare l’ingresso per rimanere catturati dalla magia di un luogo dove il tempo sembra essersi fermato.
La fornace con abili maestri vetrai al lavoro, il fuoco, i crogioli colorati, le tagliatrici delle tessere durante il loro lavoro ritmico, ogni dettaglio rivela un piccolo pezzo di quell’affascinante mondo caratterizzato dalla lavorazione del vetro e dalla creazione artigianale dei mosaici.
La fornace Orsoni utilizza gli stessi metodi dal 1888 per produrre mosaici in foglia d’oro 24K, oro colorato e smalti veneziani in più di 3.500 tonalità.
Gli inizi della fornace sono attribuiti all’artigiano-artista Giandomenico Facchina, che prima del suo trasferimento in Francia, decise di lasciare la propria bottega al suo allievo Angelo Orsoni.
Fu proprio quest’ultimo a cambiare le sorti dell’attività che venne tramandata di padre in figlio, fino ai giorni nostri.
Il caso volle che durante un viaggio a Parigi, Orsoni portò con se all’Esposizione Universale un pannello davvero unico composto da tremila tessere di mosaico colorato, per mostrare i manufatti del laboratorio.
Salvador Dalì ne apprezzò la particolare fattura e il valore artistico a tal punto che da quel momento in poi decise di ordinare i materiali per la Sagrada Familia dalla fornace veneziana.
All’inizio del XX secolo la sede dell’azienda venne trasferita a quella attuale in Corte dei Vedei, nei pressi del Canale di Cannaregio.
I dipendenti all’inizio del secolo erano già dodici, quattro uomini in fornace e otto donne al taglio.
Nel corso degli anni la fornace modernizzando i processi produttivi si dedicò alla ricerca e allo sviluppo di nuovi colori e sfumature.
L’innovazione tecnologica permise di mettere a punto la “macchina dell’oro”, necessaria per la fabbricazione degli “ori”, tessere di mosaico dorate di varie sfumature, a seconda dello spessore dei vetri tra cui è inserita la foglia d’oro.
Tra queste vi sono in particolare i richiestissimi colori “oro antico” e “oro San Marco”
La meccanizzazione del processo permise, inoltre, di velocizzare la produzione ed aumentare la sicurezza dei lavoratori nello stabilimento.
Oltre agli “ori”, Orsoni divenne famoso anche per gli “smalti”, piastrelle usate per superfici piane.
Orsoni divenne fornitore delle più importanti opere architettoniche internazionali: la Saint Paul Cathedral a Londra, la Basilica di San Marco a Venezia, il pavimento della Galleria Vittorio Emanuele a Milano, l’interno dell’altare della Patria a Roma, il Trocadéro, l’Hotel de Ville e la Basilica del Sacro Cuore a Parigi, la Basilica di Notre Dame de la Garde a Marsiglia, i Buddha dorati e la Pagoda del Grande Palazzo Reale in Thailandia, fino ad arrivare ai Palazzi dei Re in Arabia Saudita.
Tra i punti forti della Fornace, troviamo la Biblioteca del Colore, così ribattezzata dal pittore Virgilio Guidi, che era solito frequentare il laboratorio insieme all’architetto e designer Carlo Scarpa.
Si tratta di un luogo magico dove ci si ritrova immersi in uno straordinario archivio di 3500 tonalità di vetro, rigorosamente catalogate in ampie mensole di legno.
Tra le innumerevoli e suggestive tavolozze colpiscono i rossi Imperiali, le infinite sfumature di blu, quelle dedicate al rosa dell’incarnato umano, per il quale si contano più di un centinaio di sfumature differenti e le trentadue varianti del preziosissimo “oro mosaico” per il quale Orsoni è famoso nel mondo.
In questo luogo le varietà di colore sono davvero infinite e sono caratterizzate da quella straordinaria luminosità e bellezza che ha reso i prodotti di Orsoni richiestissimi in tutto il mondo, soprattutto nell’ambito del mosaico ritrattistico.
Un posto unico ed affascinante dove ogni anno vengono prodotti tra i dieci e i dodicimila metri quadri di tessere dorate e smalti veneziani.
L’indirizzo della fornace è Cannaregio 1045 ed è facilmente raggiungibile dalla stazione ferroviaria di Venezia Santa Lucia e dal terminal degli autobus di Piazzale Roma.
La fornace Orsoni è accessibile gratuitamente il primo e l’ultimo mercoledì del mese, escluse le festività pubbliche, solo su prenotazione, massimo 20 persone per visita.
Per prenotarvi online è sufficiente cliccare questo link e seguire le istruzioni.
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