Nell’articolo dedicato alle materie prime del vetro di Murano (se non lo avete letto lo potete trovare qui) vi abbiamo parlato della composizione della miscela vetrificabile e degli altri elementi che vanno a costituire quel composto che, dopo essere lavorato, si trasformerà in vetro.
Per fare un breve riepilogo ricordiamo che la miscela vetrificabile tradizionale è composta da un vetrificante, la sabbia silicea, per il 60-65%, un fondente, la soda, per un 20-25%, da uno stabilizzante, il calcare, per il 10-15% e da altre materie prime utilizzate in minori quantità.
Tra queste vi sono gli affinanti, che facilitano la fuoriuscita delle bolle dal vetro fuso migliorandone la qualità; gli opacizzanti che sono impiegati in particolari lavorazioni per ridurre o eliminare la trasparenza del vetro; i coloranti ovvero ossidi metallici che permettono di dare la colorazione al vetro; i decoloranti utilizzati per neutralizzare eventuali colorazioni verdastre dovute all’alta presenza di ossido e il “cotizzo” che è il risultato del vetro fuso estratto dai crogioli e lasciato raffreddare.
La preparazione delle materie prime e della miscela vetrificabile necessità di particolari accorgimenti.
Le materie prime devono essere essicate fino a un determinato grado di umidità e alcune devono essere macinate fino a raggiungere l’uniformità desiderata.
Una volta preparate e accuratamente pesate queste componenti vengono mescolate con delle betoniere fino ad ottenere delle miscele omogenee e succesivamente vengono versate in un unico contenitore.
Alla sera il composto viene versato nei crogioli, dei contenitori di forma ovale o circolare realizzati in materiali refrattario per resistere alle alte temperature.
Nel crogiolo più grande viene versato il vetro trasparente, mentre in quelli più piccoli i vari colori.
Le prime infornate avvengono verso le sei del pomeriggio, le ultime attorno alle dieci di sera, dipende da quantità e colore del vetro che si dovrà lavorare il giorno seguente.
I forni attuali sono alimentati da gas metano e hanno un motore ad aria ed ogni crogiolo può contente fino a 4-5 quintali di composizione.
Al momento dell’infornata la temperatura è di 1200°, poi viene alzata fino ai 1400 gradi, quando comincia la fusione vera e propria che durerà per tutta la notte.
Il processo di fusione della massa vetrosa ad alta temperatura permette di eliminare le bolle di gas e altre impurità.
Successivamente la temperatura viene abbassata a 1100° per rendere il composto omogeneo.
Verso le sei del mattino vengono effettuate delle prove per verificare che i vetri di diverso colore si saldino tra loro senza spaccarsi o sovrapporsi e successivamente il composto può essere lavorato dal maestro.
Il vetro per essere malleabile durante la lavorazione deve mantenere una temperatura di almeno 800 gradi.
Nei prossimi articoli andremo a descrivere meglio come avviene la lavorazione del vetro e quali sono gli strumenti utilizzati dal maestro.
Una volta terminato, l’oggetto deve essere trasferito a temperarsi nella “muffola”, un forno accessorio di circa 540° che abbassa la temperatura del vetro in dodici, ventiquattro o anche quarantotto ore a seconda di dimensioni, colore e lavorazione dell’oggetto fino a portarlo a temperatura ambiente.
Questo fa si che l’oggetto non “scoppi” a causa delle tensioni provocate dal raffreddamento del vetro con la temperatura esterna.
Una volta raffreddati quasi tutti i pezzi vanno in molatura, dove con una fresa si elimina il puntello, cioè il punto in cui l’oggetto era attaccato alla canna di metallo e il vetro viene levigato dove risulta tagliente.
La molatura è una tecnica in uso da molti anni e si articoli in fasi differenti: prima si utilizza una ruota di carburo di silicio a grana grossa; poi una dello stesso materiale, ma di grana più fine; successivamente una ruota di arenaria naturale toglie i segni grezzi.
Una quarta ruota in sughero, impregnata di un impasto di polvere di pietra pomice ed acqua è necessaria per lucidare il vetro.
Alcuni oggetti, soprattutto vasi e sculture, vengono “molati” lungo tutta la loro superficie per dare origine a particolari tipi di lavorazione come nel caso dei vasi “battuti”.
La lavorazione “battuta” viene eseguita a freddo in una moleria da grandi artisti dell’incisione del vetro.
Infine si procede con la pulitura con una ruota di panno imbevuta di ossido di cerio e acqua e abbondante risciacquo in acqua corrente.
A questo punto, dopo un’attenta pulizia e ricerca di eventuali imperfezioni, gli oggetti sono pronti per essere esposti negli showroom delle vetrerie.
Tutto ciò ci fa capire meglio quanto lavoro c’è dietro la realizzazione di ogni singolo oggetto e perchè il vetro di Murano è così ricercato e stimato in tutto il mondo.
Nei prossimi articoli vi parleremo meglio delle tecniche di lavorazione del vetro di Murano.
Qui sotto potete trovare alcuni articoli del nostro blog riguardanti tecniche di lavorazione del vetro muranese:
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