Vai al contenuto
Home » Articoli » Vittorio Magelli, il Novecento a Modena

Vittorio Magelli, il Novecento a Modena

    Oggi vi portiamo nel Novecento modenese per parlarvi dello scultore e pittore Vittorio Magelli (Modena, 1911 – 1988).

    Siamo in un’epoca nella quale il susseguirsi febbrile di movimenti avanguardisti ha fatto a lungo parlare di sé relegando in un cantuccio le opere eccelse degli artisti rimasti legati ad un ideale di bellezza classico.

    E’ in questa bolla di classicità che si sviluppa il lavoro di Vittorio Magelli contribuendo a rinnovare la tradizione stilistica modenese e padana.

    Si tratta di un artista completo che va ricordato non solo come abilissimo scultore ma anche come pittore e ritrattista.

    Fino alla seconda guerra mondiale Magelli rimane artista amato e venerato non solo a Modena ma anche a Milano e Firenze da tutti quegli artisti che prediligevano l’insegnamento classico.

    Nel contesto familiare ed accademico vanno trovate le radici di un fervido interesse per la letteratura russa che determinerà, tra le altre cose, il lavoro dell’artista.

    Doveroso ricordare i racconti, tramandati in ambito familiare, delle avventure del bisnonno Paolo, combattente nella campagna di Russia con la “Grande Armata” napoleonica e gli insegnamenti di “Decorazione pittorica” ricevuti da Arcangelo Salvarani, artista ritrattista di scuola Modenese che ben si inseriva in un panorama artistico internazionale avendo lavorato come insegnante di disegno in Polonia.

    Al suo rientro in patria aveva portato con sé la tecnica dell’ acquerello degli artisti slavi, la loro luminosità ed il loro plastico realismo.

    Magelli si impadronì di questi concetti che ben si esprimono nel Ritratto del padre (1926): struttura disegnativa salda e realista, carica di un vissuto psicologico che si risolve in serena e rassicurante compostezza.

    Ritratto del Padre, Modena 1926. Eredi Magelli

    La tradizione cinque e seicentesca accompagna Magelli nei disegni che risultano solidi, armonici, ordinati e ricchi di particolari anatomici di stampo verista.

    Ben presto il suo pennello rifiuta le pennellate divisionistiche tipiche dell’impressionismo internazionale: la costruzione diventa ordinata e lascia spazio al disegno, alla materia, alla profondità.

    Vengono così rappresentate nature morte, nudi, vedute della campagna modenese con immagini di vita rurale ed agricoltori intenti nelle loro mansioni.

    A soli 18 anni il suo dipinto Farinata degli Uberti, personaggio della Divina Commedia, vince il “Pensionato Poletti” che gli permette di risiedere a Roma per tre anni ricevendo stimoli artistici che determineranno il suo stile.

    L’artista trae spunto in particolare dai lavori di Mafai e Scipione – lo si nota nell’uso dei toni rosso-bruni e nell’utilizzo di una pennellata che tende a liberare le figure dalle gabbie del disegno accademico per lasciare spazio al sentimento individuale – ed anche da quelli di Modigliani che lo porteranno a ricercare il mondo intatto ed ideale dell’infanzia per realizzare opere pittoriche e scultoree caratterizzate da semplicità e sentimentalismo: si tratta dei lavori che determineranno l’ammirazione indiscussa dell’artista.

    Alla I Quadriennale del 1931 Magelli esordisce con la scultura in bronzo Nudo di bimba, in seguito noto come L’Adolescente che gli procura numerose e positive segnalazioni critiche.

    La bimba è stata sorpresa in un momento di intima assenza da tutto ciò che la circonda, il sentimento è reso estremamente intenso grazie alla presenza di una bambola rotta i suoi piedi e subito il dramma vissuto dalla piccola si manifesta con tutta la sua carica.

    Fulcro dell’opera non è il giocattolo rotto bensì il suo significato: la fine di un’epoca, quella dell’infanzia, fatta di giochi spensierati e l’inizio della pubertà, visibile nel leggero rigonfiamento dei seni.

    Lo sguardo della bambina è fermo nella certezza di un mondo che non c’è più ed allo stesso tempo vago verso un futuro incerto. Il bozzetto in gesso dipinto a simulare la terracotta, realizzato a dimensione uno a uno, è disponibile qui in vendita.

    L’adolescente, Roma 1930. Cremona,Palazzo Trecchi

    Sono anni intensi che l’artista ricorda manifestando un certo rammarico per non essersi maggiormente occupato della sua crescita artistica: era considerato un promettente giocatore di calcio e nel 1932 fu ingaggiato nella squadra di Arezzo con ruolo di medio-destro.

    Fu un incidente sul campo da gioco a decidere il suo futuro a favore del Magelli artista.

    Nel 1936 partecipa alla XX Biennale della scultura a tutto pieno di Venezia con l’opera Il Vangatore vincendo il primo premio de “I Littorali”.

    L’artista racconta il gesto del vangare da parte di un contadino intrappolato in un corpo troppo minuto, intento nello svolgere un compito imposto da riti collettivi e doveri superiori.

    Il Vangatore, 1936 (distrutto)

    Nel 1937 viene chiamato a far parte del Consiglio di Amministrazione della Biennale di Venezia.

    Dopo un breve periodo dedicato all’esecuzione pittorica di nature morte con frutti, riemerge il richiamo ed il fascino per la natura umana che si traduce in una serie di ritratti scultorei su commissione.

    Dopo la seconda Guerra Mondiale espone le sue opere in una serie di mostre a lui dedicate tra Modena e Padova.

    L’artista inizia ad isolarsi a Modena, svolge brevi viaggi a Parigi o in città italiane con il desiderio di rientrare il prima possibile nel suo studio.

    La solitudine delle sue figure, il loro isolamento sono specchio del suo carattere introverso e perennemente scontento di sè tant’è che spesso distruggeva le opere eseguite per rifarle daccapo, non apprezzando il risultato finale.

    Un Magelli dall’animo così irrequieto ed introverso che risultava, di contro, essere apprezzato nei salotti dove dava risalto al suo carattere superficiale da ironico barzellettiere.

    In questo periodo si dedica alla realizzazione di una serie di opere su commissione ed in seguito alla vittoriosa partecipazione ad una serie di concorsi:

    • 1947: Madonna in Bronzo per il campanile della Chiesa di Sant’Agnese a Modena
    • 1953: Grande bassorilievo per l’Istituto per l’infanzia di Modena
    • 1958: Tomba monumentale per l’attore Memo Benassi nel cimitero di Sorbolo (Parma)
    • 1964: Fontana monumentale di Sestola (ultimata nel 1966)
    • 1974: Gruppo di Figure a grandezza naturale in bronzo su travertino per il collezionista d’arte Umberto Severi di Carpi
    • 1976: Tre porte in bronzo per la chiesa “Madonna Pellegrina” di Modena
    • 1983: Due grandi statue in bronzo per il governo Somalo: guerriero a cavallo (h. m. 3,60) e uomo con bandiera su basamento (h. m. 8,70), Mogadiscio
    • 1984: Targa in terracotta sulla tomba del poeta Alessandro Tassoni nella Chiesa di San Pietro di Modena
    • 1985: Due figure in bronzo ad altezza naturale per il parco del Cav. Luigi Cremonini a Castelvetro di Modena

    Muore a Modena il 3 maggio 1988.

    Due Figure, parco Cav. Luigi Cremonini