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Vetro di Murano: gli strumenti del maestro vetraio

    Vetro di Murano: gli strumenti del maestro vetraio

    Quando pensiamo alla produzione di oggetti in vetro di Murano molti, di diverso tipo e funzioni sono gli strumenti che il maestro vetraio utilizza per dare vita alle proprie opere d’arte.

    Il gruppo di lavoratori che si occupano della lavorazione del vetro in una fornace è chiamato “piazza”, i quali possono utilizzare uno o più forni e crogioli per la produzione.

    La “piazza” è costituita da un maestro vetraio e a seconda del numero di persone che lavorano nella fornace può includere un “servente”, un “serventin” e un garzone.

    Il maestro assegna ad ognuno dei suoi aiutanti i diversi compiti e responsabilità, in base all’esperienza e abilità di ognuno.

    Per quanto riguarda gli attrezzi utilizzati dalla “piazza” per la lavorazione del vetro artistico sono rimasti praticamente sempre gli stessi che si tramandano da centinaia di anni.

    Andiamo a scoprire i più importanti.

    Scanno o scagno

    Lo “scanno” o “scagno” è uno sgabello di legno su cui siede il maestro vetraio durante la lavorazione del vetro.

    Il sedile è largo e munito di due braccioli, le bardelle, sui quali il maestro fa rotolare la canna durante la lavorazione.

    Ai lati del sedile trovano posto tutti gli attrezzi che il maestro utilizza per lavorare il vetro.

    Per il maestro lo scagno è l’attestato di riconoscimento della sua bravura perchè da quando si siederà sullo scagno sarà lui il capo della piazza.

    Canna da soffio

    Quando il maestro vetraio inizia la lavorazione preleva dal crogiolo del vetro liquido servendosi della “canna da soffio”, una lunga asta in ferro forata internamente, costituita da due estremità, una leggermente conica per agevolare la soffiatura e l’altra più spessa per consentire di avvolgere il vetro prelevato dal crogiolo.

    La canna da soffio nel passato era nota anche come “ferro”, “ferro forato” o “ferro buso.

    Questo strumento viene utilizzato per la soffiatura del vetro, praticata quando si vuole ottenere degli oggetti cavi, imettendo aria all’interno del “bolo” di vetro.

    Bronzin

    Quando il maestro vetraio inizia la lavorazione della massa vitrea la fa roteare sul “bronzin”, una piastra di ferro, un tempo reaalizzata in marmo (“malmoro”) o bronzo (da questo il nome “bronzin”), per conferirgli una forma cilindrica e per farla legermente raffreddare prima di agiungere dell’altro vetro o di sottoporlo alla soffiatura.

    Questa operazione viene detta anche “marmorizar”.

    Magiosso

    Per conferire una forma sferica alla “pea” si utilizza, invece, uno strumento realizzato in legno di pero, il “magiosso” o “maiosso”.

    Il “magiosso” ospita al suo interno la massa di vetro caldo e insieme al costante movimento di rotazione della canna, gli si conferisce una forma sferica e più regolare.

    Il “magiosso” è realizzato in forma semi-sferica e dotato di un manico, e viene spesso immerso all’interno dell’acqua per impedire che si bruci a contatto con il vetro incandescente.

    Stampi

    La soffiatura può avvenire a mano libera o talvolta utilizzando degli stampi o “forme” che servono a conferire dei motivi decorativi alla massa di vetro.

    Esistono due tipi fondamentali di stampi.

    Lo stampo monoblocco è a forma di bicchiere, realizzato generalmente in metallo, e permette di imprimere sulla superficie del vetro delle decorazioni a rilievo mentre la mano del vetraio ne determina la forma.

    Lo stampo a due o più pezzi incernierati, invece, permette di conferire al vetro non solo motivi decorativi ma anche una forma prestabilita.

    Aperta la forma dall’aiutante, il maestro inserisce all’interno dello stampo il vetro già in parte soffiato attaccato alla canna da soffio.

    Tramite la soffiatura il vetro aderisce alle pareti dello stampo acquisendone la forma e le decorazioni.

    Gli stampi antichi erano realizzati in terracotta, pietra, gesso, legno e metallo.

    Oggi i materiali utilizzati sono principalmente metallo, ghisa e legno di pero.

    Pontello

    Strumento fondamentale nella lavorazione del vetro soffiato è il “pontello” o “pontelo”, ovvero il ferro che sostiene il vetro soffiato in lavorazione all’estremità opposta alla canna da soffio.

    Prima che l’oggetto venga staccato dalla canna, viene fissato al pontello per rifinirlo e lavorarlo nella pare opposta.

    Borselle

    Un altro degli attrezzi principali utilizzati dal maestro vetraio sono le “borselle”, delle particolari pinze di diverse dimensioni utilizzate per modellare e decorare il vetro caldo in lavorazione.

    Le borselle sono assieme alla canna da soffio il principale strumento utilizzato del maestro vetraio.

    Tagianti

    Altro strumento fondamentale, sono le “tagianti”, delle grosse forbici utilizzate per tagliare il vetro in eccesso durane la lavorazione.

    Le taglianti si distinguono in tagianti dritte e tagianti tonde.

    Compasso

    Il compasso, è uno strumento utilizzato dal maestro prima e durante la lavorazione per accertarsi delle misure del vetro semilavorato.

    Servendosi di un righello o di un oggetto da utilizzare come campione il maestro ottiene le misure di riferimento dell’oggetto da realizzare.

    Paletta

    Realizzata solitamente in legno o in ferro, e continuamente immersa in un recipiente colmo d’acqua affinchè non si bruci, la paletta ha la funzione di rendere perfettamente piane le superfici dell’oggetto in lavorazione.

    Supieto

    Il “supieto” è un’asta metallica con un’estremità a forma di cono e forata al centro nella quale il maestro soffia per rendere omogeneo lo spessore del vetro.

    Muffola o tempera

    La muffola o tempera è un forno di “raffreddamento” costituito da blocchi di materiale refrattario dove gli oggetti in vetro una volta terminati, vengono inseriti ad una temperatura di circa 550°.

    Una volta terminata la produzione il forno viene chiuso, viene spento il riscaldamento e gli oggetti al suo interno vengono lascaiti raffreddare lentamente fino al giorno successivo, quando verrà riaperto.