Vai al contenuto
Home » Articoli » Prime tracce di collezionismo e allestimenti nel Medioevo e Preumanesimo

Prime tracce di collezionismo e allestimenti nel Medioevo e Preumanesimo

    Oggi tutti possiamo organizzare gite a musei, gallerie, fondazioni per vedere opere d’arte, religiose, reperti, ecc.

    Ma non è sempre stato così perché un tempo questi erano appannaggio di aristocrazia, istituzioni ecclesiastiche ed elitarie.

    Lo scrittore e politico francese André Malraux, ne Les voix du silence del 1951, scriveva: «I musei (…) fanno oggi talmente parte della nostra vita che spesso ci dimentichiamo che esistano da meno di due secoli e che hanno imposto allo spettatore un’attitudine del tutto nuova nei riguardi delle opere d’arte».

    L’attività antesignana che diede l’impulso a quello che poi diventerà il museo è quella del collezionismo.

    Le prime testimonianze di attività di raccolta e collezionismo risalgono al Medioevo e al Preumanesimo quando le uniche forme di collezioni e raccolte visitabili da persone non appartenenti ad aristocrazia o élite erano chiese e tesori di grandi comunità religiose, in cui erano raccolti, conservati ed esibiti oggetti di varia natura riconducibili al meraviglioso e miracoloso.

    Gli oggetti venivano scelti non per il loro valore storico, artistico o documentaristico ma per essere caricati di significati allegorici e simbolici.


    Anonimo, Ritratto di Abate Suger di Saint Denis (1080-1151), Consigliere del Re Luigi VI e Reggente di Francia dal 1147 al 1149

    Uno dei primi e più importanti documenti di collezionismo medievale è dall’Abate Suger dell’abbazia di Saint Denis – costruita intorno al 1137 per ospitare le spoglie di San Dionigi, primo vescovo di Parigi, uno dei grandi capolavori dell’architettura gotica francese – che compose due scritti autobiografici, dove ci informa di numerosi tesori ed arredi liturgici composti da gemme antiche, pietre dure e preziose ed oreficerie da lui raccolti. 


    Basilica di Saint-Denis

    Nella loro disposizione non c’era un sistema espositivo codificato perché i beni erano parte integrante dell’ambiente e dell’arredo liturgico.

    In quest’epoca e ancora per un lungo periodo, in Italia non sono state trovate testimonianze paragonabili e così illuminanti sul piacere del possesso e sul fenomeno del collezionismo. 

    Alla fine del 1200, la sensibilità preumanistica dello scrittore e cosmografo italiano Ristoro d’Arezzo rappresentò una cesura rispetto alle motivazioni del collezionismo medioevale. 


    Ristoro d’Arezzo, Della composizione del mondo
    Ed.G. Daelli e comp., 1975
    (Testo italiano del 1282)

    In un passo della sua Composizione del Mondo del 1282, si legge un apprezzamento ai vasi istoriati classici, rinvenuti e raccolti nella sua regione.

    Ciò testimonia una nuova sensibilità verso il mondo più antico perché, nel Medioevo, la raccolta di reperti del mondo classico aveva ad un fine politico-ideologico e pratico, per cui venivano usati come fonte di materiali e riusati o commercializzati.

    In quest’epoca, l’ammirazione per le vestigia del mondo classico, diventa patrimonio esclusivo dei conoscitori, come artisti e scultori, atteggiamento che rimarrà fino a Rinascimento inoltrato.

    Nel corso del 1300 si registra un interesse ed un culto più meditato del mondo antico, così come una diversificazione dalle motivazioni del collezionismo medioevale. 

    Nell’area veneta in particolare, si trovano le prime e più importanti testimonianze della nascente e più diffusa apertura verso la cultura e la civiltà dell’antico. 

    In questo nuovo atteggiamento, Petrarca ricopre un ruolo di fondamentale importanza per il suo analizzare la cultura e la civiltà degli antichi dal punto di vista della loro valenza storica, artistica ed estetica.

    L’elogio dell’arte classica apre la strada allo studio appassionato dell’antico da parte del Rinascimento che Petrarca vagheggiava come epoca d’oro da ricostruire.

    Quest’approccio all’antico è alla base dello sviluppo della filologia e dell’indagine scientifica antiquaria.


    Francesco Petrarca, Andrea del Castagno, particolare del Ciclo degli uomini
    e donne illustri, affresco, 1450, Galleria degli Uffizi, Firenze

    Alla figura del famoso scrittore sono legate due grandi novità: la prima, è che alcuni oggetti del passato acquistano un valore storico e antiquario; la seconda è che egli, esaltando la vita solitaria, propone un modello di comportamento che verrà amplificato dagli umanisti, formando un supporto ideologico a quel vano emblematico e simbolico del collezionismo rinascimentale che è lo studiolo.


    Lo Studiolo di Gubbio, commissionato da Federico da Montefeltro tra il 1478 e il 1482 è il cuore del Palazzo