A conclusione di questo breve excursus sulla nascita del collezionismo che portò progressivamente a quella del museo in senso moderno è fondamentale ricordare la figura di Paolo Giovio e del suo museo, nato sulle rive del lago di Como, realizzato a partire dal 1537 con l’intento di condividere il suo contenuto.

Veduta della villa-museo di Paolo Giovio, artista ignoto, olio su tela, 1619, Como, Pinacoteca Civica
Paolo Giovio al fianco della sua abitazione fece realizzare un ambiente dedicato alla raccolta di ritratti di uomini illustri della contemporaneità e della storia passata. La sua originalità, che rappresenta una vera e propria rottura col passato, è il suo collezionare i ritratti con l’intento di condividerli con cittadini.
È importante ricordare che tra la fine del 1400 e gli inizi del 1500, la decorazione degli studioli divenne sempre più paganeggiante. Esemplare è lo studiolo di Francesco de’ Medici volto a testimoniare i suoi interessi esoterici.
Gli studioli divennero sempre più un complemento di biblioteche private dove venivano raccolte cose o elementi di natura enciclopedica.
La leggenda vuole che Paolo Giovio fece costruire l’edificio nel punto in cui sorgeva un platano molto caro a Plinio il Giovane.
Giovio era fondamentalmente uno storico, quindi, teneva molto alla fedeltà dei ritratti considerandoli delle testimonianze volte, in primis, all’arricchimento della cultura di chi andava ad osservare gli elaborati.

Ritratto di Paolo Giovio, artista ignoto, olio su tela, seconda metà del XVI secolo, Como, Pinacoteca Civica
I quadri ritraevano personalità importanti della storia contemporanea e di quella passata, nonché intellettuali, eruditi, ecc.
Per individui dell’epoca passata, quali imperatori romani, per mantenersi fedele alla realtà delle loro fisionomie si basava molto sui ritrovamenti numismatici.
Per i contemporanei era disposto a pagare personalmente perché i soggetti che venivano ritratti lo fossero nel modo più fedele possibile da artisti dell’epoca a lui contemporanea.
Per questo motivo, i ritratti hanno stili un po’ differenti ma si rivelano tutti molto fedeli all’originale.
Giovio teneva tanto al ruolo formativo e di erudizione dei ritratti che fece mettere al fianco di ognuno di essi una elogia ossia una brevissima bibliografia del soggetto rappresentato.
I ritratti collezionati arrivarono ad essere più di 400.
Oggi purtroppo del museo di Paolo Giovio non esiste più nulla perché cadde in miseria non molto tempo dopo la sua morte e il contenuto venne diviso tra i suoi eredi. La villa venne completamente distrutta nel 1613 dal cardinale Marco Gallio quando fece costruire la sua Villa Gallia, per poi assumere l’attuale aspetto neoclassico quando, nel 1800, venne ulteriormente rimaneggiata.
Già durante il periodo più fulgido della raccolta di Paolo Giovio però si cominciò a realizzare copie di quanto lui andava realizzando sulle sponde del lago di Como al punto che una parte delle copie è oggi esposta nei famosi Uffizi di Firenze (Serie Gioviana) e in parte nella Pinacoteca Civica di Como.