Josef Hoffmann (Moravia 1870 – Vienna 1956) è stato uno dei più importanti architetti austriaci tra la fine del XIX e l’inizio del XX secolo e, nel primo dopoguerra, fu modello di riferimento per architetti e designer italiani.
Veniva apprezzato per il suo stile chiaro, diretto, raffinato, elegante, semplice e sobrio.
Hoffman nasce in Repubblica Ceca nel 1970 e studia a Vienna in un’epoca nella quale la rivoluzione industriale presenta le negative conseguenze della massiccia urbanizzazione: carenza di alloggi nelle città prese d’assalto dalla manodopera, lavoro minorile, povertà ed inquinamento.
Prima di diventare un punto di riferimento per i colleghi italiani, fu l’Italia ad ispirare il giovane Hoffmann: durante il viaggio nella penisola compiuto tra il 1895 ed il 1896 la sua attenzione venne catturata non solo dalle meraviglie di Roma ma soprattutto da “la semplicità tipicamente italiana del modo di costruire soprattutto nelle campagna, al di fuori della monumentale architettura ufficiale”.
Hoffmann fu tra i fondatori – assieme, tra gli altri, a Gustav Klimt – della secessione Viennese (1898) e qualche anno dopo, con J.M. Obrich e K . Moser, costituì la Wiener Werkstatte, comunità di botteghe artigianali che diventarono famose in tutto il mondo. Indiscussa la sua fama di architetto, in questo articolo vogliamo raccontare il suo percorso come pioniere dell’interior design del XX secolo.
Hoffmann trasse ispirazione dal movimento inglese e scozzese Arts & Crafts, volto ad infondere l’arte in tutti i settori della vita delle persone.
Le case devono essere arredate con oggetti belli e funzionali che rendano più semplice e piacevole il quotidiano aspirando perfino a “guarire” l’anima dell’umanità da tutto ciò che è superfluo.
Gli architetti dovrebbero essere in grado di progettare anche gli elementi più piccoli che fanno parte di un’abitazione allo scopo di creare un insieme armonioso.
L’artista non si occupa soltanto della progettazione architettonica di un edificio ma il suo lavoro si estende anche alla realizzazione dei giardini, degli arredamenti interni e perfino del guardaroba dei padroni di casa!
Questa concezione aveva origine nella teoria di “opera d’arte totale” (Gesamtskunstwerk), termine ottocentesco portato in auge da Richard Wagner, compositore e saggista tedesco, per sollecitare un’esperienza estetica in cui tutti i sensi possano concorrere ad un sentire profondo ed armonioso.
La Wiener Werstatte diventa presto sinonimo di qualità seguendo il motto “meglio lavorare dieci giorni su un sol prodotto che produrre 10 prodotti in un solo giorno”.
Hoffmann ed i suoi seguaci propongono oggetti di uso quotidiano caratterizzati da forme semplici e funzionali. Alcuni prototipi sono ancora prodotti da aziende come Alessi, Augarten Porzellanmanufaktur, Wittmann, J & L Lobmeyer e Backhausen.
Il museo MAK di Vienna (Museo Imperiale e Reale Austriaco per l’Arte e l’Industria) custodisce la più grande collezione museale al mondo di oggetti prodotti dal movimento nei trent’anni che vanno dal 1903 al 1932.
Tra gli arredi più famosi primeggia la “Sitzmachine” (trad: macchina per sedersi): poltrona progettata da Hoffmann nel 1905 in legno laminato curvato e dipinto con schienale regolabile semplicemente spostando la posizione di un fermo tra un serie di sfere.
L’insieme risulta essere equilibrato e raffinato nelle proporzioni attraverso il contrasto tra le forme importanti dei fianchi e dello schienale rispetto alla linea sottile della curva dei braccioli.
La poltrona viene oggi prodotta dalla ditta Wittmann con colori moderni.
Nello stesso anno Hoffmann progettava uno degli edifici più importanti della sua carriera di architetto: Palazzo Stoclet a Bruxelles.
Il progetto fu commissionato dal banchiere e collezionista d’arte Adolphe Stoclet e divenne non solo un’abitazione ma anche un ambiente espositivo esclusivo.
Gli elementi esterni di rilievo sono il portico e la torre sormontata da quattro statue e decorata alla tipica maniera secessionista che sarà di ispirazione per i progetti Art Deco’ dei grattacieli americani.
I muri esterni sono rivestiti da lastre di pietra sottili e gli spigoli sono sottolineati da listelli in bronzo con lievi decorazioni.
Lo schienale della “Sitzmachine” rimanda subito allo stile della torretta.
Dopo l’esposizione mondiale di Parigi del 1900 e quella di Torino del 1902 Hoffmann è stato definito dalla critica contemporanea come il più originale maestro di ornamentazione interna.
Ne sono chiaro esempio le immagini qui di seguito postate che illustrano perfettamente la sua genialità e capacità di rendere funzionalità e praticità con linee semplici e al contempo innovative volte alla ricerca dell’ottenimento di un equilibrio dinamico e mai banale.
Risale proprio a questo periodo il disegno di un mobile settimanale bianco nel quale i sette cassetti occupano la parte centrale tra due scomparti a cerniera laterali dal profilo arrotondato, il tutto sormontato da un piano di appoggio con due coppie di cassetti laterali più piccoli. Come nella facciata di Palazzo Stoclet anche qui i profili sono ben evidenziati.
Il disegno è visibile nel Volume Joseff Hoffmann – Interiors 1902-1913 di Christian Witt-Dorring, Neue Galerie Museum for German and Austrian Art, New York.
Si tratta di un mobile funzionale realizzato seguendo le teorie dell’interior design dell’epoca e che oggi Zogia è felice di poter proporre ai suoi clienti in via esclusiva.
Un mobile elegante e raffinato, proveniente da una casa privata di un professionista friulano, realizzato seguendo con grande attenzione il disegno del maestro austriaco verosimilmente a cavallo tra gli anni Sessanta e Settanta del secolo scorso.